INTEGRAZIONI

Bari, Expo Arte, Galleria Megapoli, 1985

 

Un quadro che ha, per una volta, la profondità (e quindi ci si può entrare) è piuttosto un luogo, il luogo del mutamento del nome, il luogo del mutamento della natura, il luogo del mutamento tra reale e immaginario, la porta verso una realtà che, oltre che immaginata, può essere percorsa. Il 'quadro', costruito con correzioni prospettiche, per cui chi è all'esterno può entrare, sedersi sulla panca e appoggiarsi al tavolo, costituisce un'ulteriore lavorazione dello spazio, che viene qui intenzionalmente incorniciato ma anche distorto nella dimensione della profondità. Una forzatura che individua una soglia tra due luoghi, l'esterno e l'interno, tra due realtà, il vero e il possibile, tra due dimensioni, la vita e la morte, quella del quadro 'abitato' e quella del quadro che, esposto come tale, ci appare nella consueta bidimensionalità. "Un viaggio da cui comunque si puo' tornare", dice l'autore.