GRAZIA & GIUSTIZIA

Palermo, VI° Festival di Musica d'Avanguardia, 1968

II° edizione, GAM, Palermo 2015/ III° edizione, Cara Gallery, NYC, 2016

Si conclude con Grazia & Giustizia la trilogia di installazioni in scala reale, in dialogo, contestuali con l'ambiente della città, in cui la parola, costruita intenzionalmente in cartone, materiale deperibile, finisce per autodistruggersi. La distruzione è invece in questo caso intenzionale: le grandi lettere sono portate con una lunga processione verso il mare e, con l'accompagnamento dei musicisti del gruppo di Musica Elettronica Viva che suonano come in un funerale di New Orleans, vengono buttate in acqua, dove lentamente si imbevono e affondano. 

La trilogia esprime anche la volontà di trascrivere il proprio pensiero in termini di slogans, come era stato tipico del maggio francese; una volontà quasi fallita, ma comunque espressa, di mettere in chiaro una posizione ideologica, l'intenzione di prendere una posizione, di prendere una posizione anche in quanto operatori nel campo dell'architettura. Ed ecco allora che queste tre scritte diventano grandi, invadono l'architettura, dialogano con l'architettura, ne limitano il significato. L'architettura preesistente fa solo da sfondo alla frase, a questa parola che di per sé rappresenta uno stereotipo (in Italia è il nome di un Ministero) e che ingigantita nella scala e con l'uso della & commerciale assume un valore diverso, critico, ironico.