ARCHIPENSIERO

2001-2002

 

Definito dall'autore 'una Stonehenge contemporanea', ma anche 'una lezione di percezione spaziale', questo lavoro ribadisce metaforicamente la convinzione di come non esistano ormai confini, nel rapportarsi alle tematiche relative allo spazio fisico, tra la sensibilità dell'architetto e quella dell'odierno artista ambientale. 

L'architettura, rappresentata qui da un'icona che sinteticamente ne simboleggia l'intera storia, diviene riconoscibile solo attraverso una lettura più attenta dello spazio, solo attraverso un percorso che conduce da una percezione disattenta a una più consapevole, capace di considerare e valutare le modifiche, i dati di riferimento e i rapporti che, all'apparenza sempre mutevoli, si ricompongono attraverso il controllo della ragione, così che l'apparente disordine trova (ma può anche non trovare) un ordine, una struttura, una memoria. Con la 'fisicità' e le grandi dimensioni dell'opera, concepita in occasione di un convegno sul tema del futuro dell'arte contemporanea in contesto urbano ("Inonia. Quali città d'arte a venire"?, Università di Cassino, 25-26 maggio 2001), l'autore intendeva anche manifestare la propria opinione sul tema del dibattito in un maniera utile a ribadire, attraverso l'impatto visivo, ogni sua possibile affermazione teorica. Il lavoro, una volta realizzato, venne collocato in un apposito spazio esterno di una collezione (Collezione Longo, Cassino) particolarmente attenta alle tematiche dell'arte ambientale e della corretta percezione dello spazio fisico.