LEBBEUS WOODS
(1940-2012)
Anche se non terminò mai i suoi studi in architettura alla University of Illinois, all’architettura Woods dedicò una vita di ricerca e di sperimentazione. Tutti i più grandi progettisti contemporanei, da Koolhaas a Hadid, da Libeskind a Tschumi , da Peter Cook a Steven Holl, gli sono concettualmente debitori per aver eliminato ogni confine rispetto alle potenzialità del pensiero d’architettura. Dopo una breve esperienza professionale con Eero Saarinen a New York sul cantiere del Ford Foundation Building, già dalla metà degli anni ‘’70 si dedica ad una attività esclusivamente sperimentale, fino alla fondazione nel 1988 del RIEA (Research Institute for Experimental Architecture), istituzione il cui solo scopo era quello di familiarizzare il grande pubblico con l’idea di architettura e con l’importanza che questa poteva avere nella rapida e continua evoluzione della società. Precursore di realtà possibili per un’architettura ancora impossibile, le attribuisce la capacità e il potere di intervenire a modificare, ripensare, ricostruire, trascurando quegli aspetti tecnici che il pensiero e l’evoluzione delle tecnologie avrebbero prima o poi reso possibili. Di questo sono esempio le sue proposte ‘radicali’ (Radical Reconstructions, 1997) per la ricostruzione di Sarajevo, l’Havana e San Francisco (l’una dopo la guerra, le altre rispettivamente dopo l’embargo e dopo un disastroso terremoto), in cui le architetture da lui proposte sono, provocatoriamente, sinonimo di rinnovamento. La sua attività didattica fu intensa e continua, e si concluse alla Cooper Union di New York e con i corsi di ‘Architettura Visionaria’ alla EGS (European Graduate School). Lascia molti scritti e un’attenta e puntuale descrizione del suo lavoro in un importante sito web.
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ITALIA