IL RADICALE

ARTE AMBIENTALE

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Nel 1970 James Wines, con Alison Sky, Michelle Stone e Joshua Weinstein, fonda a New York il gruppo interdisciplinare Sculpture in the Environment (SITE) che si proponeva di dissacrare  i miti contemporanei della società dei consumi attraverso un processo di ‘de-architettura’, un processo cioè di de-strutturalizzazione del concetto di architettura attraverso le sue contaminazioni con le arti visive, e in particolare con la scultura.  Dopo gli studi di arte e storia dell’arte all’Università di Syracuse, Wines è attivo come scultore più che come architetto fino a circa la fine degli anni ’60, quando inizia a realizzare modelli (Landsite Sculptures, 1968-69) che si propongono di superare il tradizionale concetto di scultura in favore di un’idea di un oggetto costruito come parte di un contesto.  Queste proposte, realizzate in acciaio su un terreno ‘roccioso’ sono già, concettualmente, veri e propri prototipi di architetture.  Con i SITE si dedica in seguito alla definizione concettuale e creativa dei progetti, svolgendo anche un’intensa attività di critico con scritti e saggi per riviste negli USA, in Europa e in Giappone.  Il suo volume De-Architecture (1987) sarà fondamentale per ribadire e diffondere l’idea di un’architettura integrata con l’arte, la tecnologia e la natura, e al tempo stesso assimilata al suo contesto.  Di questo furono esempio i progetti realizzati dai SITE per i grandi magazzini Best, tra cui Peeling Project (1972), Indeterminate Facade (1975), Best Parking Lot (1976), Inside/Outside Building (1984) in cui dei tipici ‘non-luoghi’ vengono usati per esprimere idee d’architettura, soprattutto per affermarne la possibile scomparsa in termini di linguaggio formale in favore di una migliore integrazione nel contesto. I progetti successivi denunceranno sempre più la volontà di un’integrazione totale tra architettura e ambiente naturale, e parallelamente si intensifica la ricerca teorica di Wines sul tema del rapporto tra architettura e natura, fino alla compiuta analisi da lui presentata in Green Architecture (2000).