ARCHIGRAM
Peter Cook, Warren Chalk, Ron Herron, Dennis Crompton, David Greene e Michael Webb, giovani architetti inglesi, pubblicano nel 1961 il primo numero di Archigram, rivista che uscirà fino al 1969 e che li connoterà come gruppo, anche se in realtà questo non si costituì mai nonostante i molti progetti svolti in comune. Il nome della rivista alludeva al metodo della architettura disegnata da loro proposto e alla necessità, per l’architettura, di una maniera per esprimersi più semplice e immediata (Architecture+Telegram). La mostra Living City (1963), e gli scritti del critico Reyner Banham, furono fondamentale per la diffusione delle loro idee e per la risonanza anche internazionale del loro lavoro in cui l’architettura veniva considerata come uno dei tanti beni di consumo della società di massa: un’architettura effimera presentata attraverso immagini visionarie e ipertecnologiche per una città che rappresentava un’alternativa formalmente e concettualmente rivoluzionaria, ispirata dagli sviluppi della tecnologia e dai viaggi spaziali come dalla cultura underground e pop. La Plug-in City (1964) di Peter Cook, la Walking City (1964) di Ron Herron, così come le cellule abitative Living Pods di David Greene o la Instant City (1968) furono progetti che, rivendicando ironicamente per l’architettura un posto all’interno della cultura dei mass media, furono decisivi per gli sviluppi del successivo dibattito architettonico, sia per le innovazioni linguistiche che per l’introduzione di concetti profondamente innovativi come quello che il progetto non necessitasse di una legittimazione pratica.
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ITALIA