ANDREA BRANZI

 

DIifferenze Radicali

(In "Gianni Pettena", Silvana Editoriale, 2003)

 

Il conflitto insanabile tra città e architettura, e tra architettura e oggetti, divenne dentro al movimento radical occasione di un lavoro critico-progettuale apparentemente unitario, ma in realtà mosso da ipotesi strategiche tra loro divaricanti.

Gli Archizoom Associati con No-Stop-City svilupparono fino in fondo l'ipotesi di una città senza architettura, dove la caduta di senso dei processi tipologici e compositivi coincideva con lo spazio fluido del mercato, della rete informatica; nel silenzio inespressivo dello scenario storico dell'architettura, di fronte alla forza espressiva del kitch dei dream beds.

Superstudio contemporaneamente affrontava con il Monumento Continuo l'altro tema possibile (ma opposto) che era quello di una architettura senza città, affermando la supremazia del monumento nella ricomposizione galattica, e nell'ordine dei quadretti della superficie "Quaderna", che si estendono indifferenti dalle grandi muraglie territoriali ai tavoli per Zanotta.

La terza categoria progettuale emerge con l'attività del gruppo UFO, e può essere titolata oggetti senza città e senza architettura. Una posizione teorica importante che vedeva la rivoluzione degli oggetti (come già diceva Tafuri a proposito del design di Albini), come unica realtà possibile, come energia vitale e concettuale che si scatena nel momento in cui le categorie superiori decadono, e dove in assenza di sistemi di senso più vasti tutto diventa anarchico, e ogni oggetto assume su di sé il peso del tutto.

Ma esiste anche una quarta e più radicale categoria del movimento italiano, la più difficile da identificare, perché è quella che si è spinta più a fondo nel processo di "liberazione dell'uomo dall'architettura".

Dopo città senza architettura, architettura senza città e oggetti senza architettura e senza città, nell'opera di Gianni Pettena emerge anche architetti senza progetto, intendendo con questa ipotesi la scissione dell'atomo disciplinare, la soglia ultima del gesto professionale come realtà energetica autonoma, non legata alla funzione costruttiva. Quella di Gianni Pettena infatti è una attività critica che si fonda sulla centralità dell'architetto (o meglio dell'an-architetto) e non più dell'architettura, dove il progetto liberato dai limiti costruttivi diventa attività concettuale, land-art, comportamento, happening.

"Architetto senza architettura" o "progetto senza architettura" sono titoli che rimandano alla visione di una attività di trasformazione ambientale che si sviluppa al seguito dell'azione profonda di un enzima debole e diffuso, e quindi difficilmente controllabile e governabile, che può essere usato da vaste parti della società, e che serve a produrre innovazione, conoscenza, relazioni e emozioni: Spostandosi su un'area vicina ai territori dell'arte e del comportamentismo, Gianni Pettena dà un primo contributo a intendere l'architettura come energia evolutiva di un territorio e di una società, e non più come prassi costruttiva.