UN ART PAUVRE
8 giugno-29 agosto 2016
Centre Pomipidou, Parigi
Con Un art pauvre, manifestazione multidisciplinare e inedita, il Centre Pompidou propone una rassegna delle pratiche artistiche sull’idea di “povero” in ambito creativo a partire dagli anni ’60: nelle arti plastiche, con la prevalenza della corrente della Arte Povera, ma anche nel campo dell’architettura e del design, della musica, del teatro e del cinema sperimentale. Vengono così presentati artisti ed esponenti di movimenti la cui ricerca ha rivendicato gesti arcaici, usando materiali “poveri” cui veniva attribuito un forte potere simbolico. Il movimento dell’Arte Povera è presentato con particolare ampiezza nella Galleria 4 dove, oltre ad illustrare l’influenza di Fontana, Manzoni e Burri, sono esposte circa quaranta opere dei massimi rappresentanti del movimento.
Al quinto piano del Museo, nella mostra “Architecture et Design. Autour de Global Tools (1973-75)”, l’argomento del “povero” viene presentato nei suoi aspetti tangenti con l’architettura e il design attraverso disegni, modelli, foto, installazioni e oggetti realizzati soprattutto nell’ambito della Global Tools, una “contro-scuola” di design fondata nel 1973 da alcuni esponenti dell’architettura radicale, in cui si teorizzava e si cercava di mettere in pratica un sapere alternativo, basato sulla manualità, sui materiali poveri e sulla sperimentazione in ambito urbano. L’Architettura Radicale (così definita proprio da Germano Celant) ebbe d’altra parte forti legami con l’Arte Povera: infatti nel ‘radicale’ l’azione veniva privilegiata rispetto al progetto e l’architettura subiva l’influenza delle arti visive poiché entrambi aspiravano ad un ripensamento dello spazio sociale e politico. L’ Insieme delle opere presentate, di Andrea Branzi, Ettore Sottsass, Michele De Lucchi, Ugo La Pietra, Riccardo Dalis, Franco Raggi e Gianni Pettena, testimonia una volontà di riappropriazione della città sia attraverso interventi sullo spazio pubblico sia attraverso la critica alla società dei consumi: così gli oggetti realizzati da Dalisi con i bambini di un quartiere di Napoli, le “Abitazioni verticali” di De Lucchi, le lampade di Raggi e Binazzi, i “Design metaphors” di Sottsass e la grande installazione “Wearable chairs” (Sedie da indossare) di Gianni Pettena che pur realizzata in precedenza (1971) negli USA, è un esempio particolarmente aderente al tema generale della mostra. Viene inoltre esposta un’ampia documentazione, in gran parte inedita (inviti, manifesti, riviste, fotografie, etc.) sia relativa all’attività della Global Tools che alle mostre in cui vi fu un diretto contatto tra artisti della ‘arte povera’ e architetti ‘radicali’.
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